[Volete votare? Votate contro la guerra, dunque]
Nelle scorse ore ho letto di Mario Draghi e del suo viaggio negli USA volto a rassicurare la Casa Bianca sulla cieca ed estrema fedeltà al patto atlantico del nostro Paese, quale che sia la prossima maggioranza di governo. Vedete? Scrivo spesso che le politiche italiane del prossimo futuro sono già state stabilite, e non certo a Roma. Questa è un’altra – l’ennesima – occasione che dimostra l’esistenza di un vincolo esterno molto forte, che ci condiziona su più livelli e verso il quale le elezioni nazionali non hanno alcun potere, configurandosi piuttosto come un appuntamento formale.
Il posizionamento geopolitico del nostro Paese è a dir poco autolesionista, è degno solo di una colonia militare, comporta dei sacrifici non solo inutili, ma anche coatti, e quel che è peggio: esso è voluto e condiviso da tutti i gruppi parlamentari. Quanto ai pochi di “Alternativa”: questi stanno per lasciare le aule e non sono stati comunque in grado di porre il tema dell’uscita dalla NATO come punto politico fondamentale. Figuriamoci, lo stesso Pino Cabras mi ha confessato il segreto di Pulcinella, ovverosia che a parlar seriamente di staccarsi dalla NATO si mette a rischio la propria vita. Cosa che peraltro io so benissimo, e difatti credo che ai nostri parlamentari occorra chiedere esattamente questo: di battersi per noi a costo di morire. Non vedo per quale altra ragione si dovrebbe stipendiare e proteggere, così come noi facciamo, i parlamentari della Repubblica.
Ora vengo al punto: nell’attuale periodo storico, cioè nel contesto in cui siamo immersi, dopo due anni devastanti per i quali molti personaggi politici dovrebbero non già poter ricandidarsi, bensì scontare un ergastolo, ci viene chiesto di votare in anticipo e di far ripartire la giostra delle legislature tirando una molla la cui carica teorica perdura per 5 anni; e innanzi a questo appuntamento vediamo che tutti o quasi tutti i politici fingono che i due anni devastanti che abbiamo appena trascorso non siano mai esistiti, e quanto al futuro: vediamo che sul tema più determinante per le sorti economiche della Nazione, sul tema della guerra quei pinguini sono tutti perfettamente allineati e proni. E nondimeno siamo a questo punto: che appoggiare la guerra sul fronte USA significa prendere il preciso impegno di prolungare il più possibile il conflitto bellico tra USA e Russia, con gravi perdite umane sul territorio interessato dagli scontri e con altrettanto gravi conseguenze sociali in tutto il mondo, e specialmente in taluni Paesi (tra cui il nostro). Parlo di difficoltà estreme per i ceti medio-bassi, parlo non già di povertà, ma di impoverimento doloso di milioni di persone; parlo di imprese che chiudono i battenti, di famiglie rimaste sul lastrico, di disoccupazione e precariato perenne; parlo di stato sociale ridotto in pezzi, parlo di una scuola e una sanità finite allo sbando, e tutto ciò mentre il consiglio dei ministri trova pur sempre il modo di reperire fondi pubblici per finanziare le spedizioni di armi e la morte che esse determinano.
Civili ucraini e civili russi sono morti (anche) per opera delle armi italiane che il governo italiano ha fornito per nome e per conto dello Stato italiano: il popolo italiano ha qualcosa da ridire su questo, o se ne resterà muto?
Posta l’assoluta, l’estrema, l’intollerabile gravità dei crimini che gli ultimi governi hanno commesso durante la cosiddetta “emergenza pandemica”: noi vediamo adesso concretizzarsi, e applicata su di noi e sulle nostre vite la nuova emergenza, l’emergenza bellica in tutto il suo nuovo – sempre eguale a sé stesso – squallore; così incominciamo a udire giornalisti e politici che cercano di convincerci che sia normale tutto questo, che sia normale subire, impoverirsi, stare sempre angosciati, e che sia normale fallire e morire per una guerra che non ci riguarda. Il popolo italiano ha qualcosa da ridire su questo, o se ne resterà muto?
Interessa realmente a qualcuno che russi e ucraini, vale a dire popolazioni molto affini tra loro per lingua, cultura e storia, si bombardano di continuo e si ammazzano tra loro? Si dovrebbe dunque lavorare per la pace, per la pace anziché per la guerra. È molto semplice.
Andate pure a votare se volete; ma sappiate questo:
– che votare PD è votare per la guerra;
– che votare Fratelli d’Italia è votare per la guerra;
– che votare Lega, 5 Stelle, Renzi, Calenda, Bonino, Fratoianni, ecc. è votare per la guerra.
Votare per la guerra non è una cosa da poco. Dovreste pensarci, e dovreste pensarci fino ad avere voglia di vomitare.
Mi fermo qui, non vorrei addentrarmi negli scetticismi che nutro verso forze politiche alternative. Per ora mi basta ribadire il quadro sui partiti tradizionali, su quelli che effettivamente hanno portato l’Italia in questo pantano. Ad ogni modo, è ora che ciascuno di noi si responsabilizzi. Votare per contribuire al prosieguo di queste follie significa, a sua volta, essere affetti da follia. Ciascuno di noi si domandi quali valori ha in seno, e cosa fa nella vita per difenderli, e se realmente val la pena di gettarli alle ortiche esprimendo il proprio consenso verso una cosa atroce come la guerra.
La campagna elettorale è stata una pena. I partiti politici italiani sono una vera pena.
Io, dal canto mio, vi dico intanto: se dovete votare, votate contro la guerra. Sentitevi male, altrimenti. Con una nausea più lunga – e profonda.
(Marco Zuccaro)